È stato proprio in quel momento che è passato il camion del latte.
Un particolare che a molti non dirà nulla, ma io sono rimasto impietrito.
Così, sbrigata qualche faccenda (vi auguro di non avere mai a che fare con una colite nervosa), ho riacceso il pc. Avrei potuto farlo domani, con calma, ma non sarebbe stato lo stesso. Sarebbe stato un ricordare forzato, e quindi senza senso. Con quel camion del latte che è passato ho rivisto me a sedici anni. Ho sentito l’odore delle Marlboro di contrabbando, il sapore delle Heineken ingollate alla Rai, degli appuntamenti presi col telefono fisso per uscire anche quella sera.
Quasi dieci anni fa, il periodo di Cocò, di Ileana e di Noemi.
Il gruppo ‘del Pendio’ non è che andasse tanto bene. Bene o male erano tutti fidanzati. E a quell’età, vuoi la novità, vuoi qualsiasi altra cosa, bene o male te ne stavi con la ragazza. Ragazzina, cioè. Io invece stavo da solo. Na volta con una, na volta con un’altra (eh giancà, che cazzo ti ridi, all’epoca me lo potevo permettere, mica comme mmò ca son nu puorc). In quel periodo, sinceramente non mi ricordo manco come andò, conobbi Ileana. Forse ad una festa, una di quelle in cui ci imbucavamo quando vedevamo il casino dalla strada, ingegnandoci per individuare subito il festeggiato e salutarlo fingendoci amici di amici.
Quello che ricordo benissimo, però, è che mi colpì subito. Alta, magra, quasi filiforme, bionda. Una fatina nordica che si sforzava di parlare in napoletano. Per lei ero “Caf”. Si, diminutivo di Cafone. Ero uno zingaro, lo ammetto. Stava al ‘femminile’, che era da sempre ‘territorio di caccia’ (eh giancà, sempre per quando me lo potevo permettere, si). E poi com’è che cominciammo a frequentarci? Boh, nemmeno questo me lo ricordo.
Io in quel periodo uscivo con Enzo. Enzo Cocò. Io ci mettevo il motorino, lui le sigarette. Con duemila lire facevi due giorni, lo stesso con le duemila e cinquecento delle sigarette. E qui ritorna l’odore e il sapore delle Marlboro rosse di contrabbando, che compravamo dalla ‘Sceriffa’. Detta così perché era la moglie, appunto, dello “Sceriffo”. Enzo, e dove andiamo? E che ne so, vabbè ja, andiamo a Fuorigrotta che ti presento un’amica.
Ileana stava con Noemi. Che pure lei frequentava quello che di lì a poco sarebbe diventato l’Artemisia Gentileschi. I ricordi mi vengono a sprazzi, sono pure passati dieci anni. Però quando mi misi con lei me lo ricordo benissimo. Era con Dario, che intanto ci provava con tutte le sue forze con Ileana. Davanti alla Mostra, sul muretto, seduti con la schiena appoggiata ad un lampione. Poi capitò l’attimo, quel momento che devi cogliere al volo altrimenti è perso. Quando Dario si propose di darmi un bacio, e gli risposi che da lui non l’avrei accettato, ma da Noemi si. Praticamente un assist. Telefonato.
Quanto durò? Una settimana, credo. Ed era comunque prima che iniziassimo ad uscire insieme a Cocò.
Poi vennero le uscite tutte le sere. Di solito si andava alla Rai. Noemi e Ileana arrivavano a piedi, noi col mio motorino. E un paio di birre nella sella. E così si passava la serata, tra una stronzata e l’altra.
Una volta venne anche la polizia. “I guardi”. Si avvicinarono, ci chiesero cosa stessimo facendo. Ileana si limitò a rispondere con un sorriso. Mi diedero un’occhiata veloce nella sella e se ne andarono. Ridemmo come degli idioti, e se ci penso rido ancora.
Poi tutto finì. Per un motivo che, come accade in questi casi, manco ricordo. Semplicemente, finì, insieme alla fine dell’estate. Cocò cominciò a lavorare. Portava il latte col camion, insieme al masto. E una volta, a Cavalleggeri, posò a terra la cassetta per stringere la mano a Gigi D’Alessio. Poi il masto è diventato lui, ed adesso non so cosa stia facendo. L’ho rivisto qualche settimana fa, io andavo a Caserta a lavorare, ci siamo incrociati in macchina. Giusto un “ue, tutto a posto?”, al quale si risponde di norma “ue, tutto a posto?”, e poi ognuno ha continuato per la sua strada. Il numero non ce l’ho più, né lui ha il mio.
Adesso Noemi non so cosa stia facendo. Ho sentito di lei un paio di anni fa, quando un amico mi ha detto di questa ragazza di Cavalleggeri che suonava nel suo gruppo e diceva di conoscermi.
Ileana poi invece è andata a Roma. L’ho ribeccata un paio di settimane fa. Identica. Sempre una fatina nordica, che ora per parlare napoletano deve sforzarsi ancora di più.
Io.. boh, non lo so nemmeno io, quello che sto facendo. Di certo quello è un capitolo chiuso.
Ile mi ha chiesto di fare una ‘rimpatriata’, ma come si fa? Come si può ribeccare tutti?
Anche se in fin dei conti il timore è un altro: non siamo più quelli di allora. Presi singolarmente si, ma il gruppo non è quello. Ognuno ha la sua vita, è impensabile tornare alla Rai con una birra e passare così la serata. E non è meglio restare col ricordo?
Intanto, ogni volta che incrocio il camion del latte, riaffiorano sempre gli stessi ricordi: le Heineken, le Marlboro di contrabbando, Ileana, Noemi e Vincenzo Cocò.